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In Italia, simbolicamente, si può far iniziare la faticosa costruzione e diffusione della cultura inclusiva con la “Conferenza internazionale di Stresa” del 1965, anche se allora si parlava di accessibilità e non di inclusione. Faticosa perché, a distanza di cinquantaquattro anni da allora, ancora oggi verifichiamo che gli edifici e spazi pubblici urbani, per non parlare di quelli privati, sono quantitativamente poco migliorati sotto questo profilo. Per sopperire a tale situazione di disattenzione e non applicazione delle molteplici norme nazionali e locali a favore di ambienti inclusivi (non ultima la “Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità” del 2006, ratificata dall'Italia con Legge 18/2009), alcuni Comuni italiani si sono dotati del Disability Manager, una figura che può spaziare dalle competenze tecnico-progettuali, volendo con funzione di supervisione, a quelle d'indirizzo politico-programmatorio. Il convegno, pertanto, affronterà con le iniziali relazioni il contesto culturale all'interno del quale si dovrebbe porre qualsivoglia programma politico d'intervento sulla città e azione progettuale conseguente, per affrontare nell'ultima parte l'obiettivo di comprendere funzioni, competenze e ruolo del Disability Manager tramite tre esperienze provenienti da regioni diverse: Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia.